Wednesday, November 30, 2011

L'Iran esplode di rabbia.

L'Iran esplode di rabbia. I lealisti del regime di Teheran mettono a ferro e fuoco l'ambasciata inglese nella capitale iraniana.

Ciò in seguito a nuove restrizioni e sanzioni promosse da GB, USA e Canada (che vanno a colpire il settore energetico e delle banche) per tentare di limitare l'espansione del programma nucleare iraniano che a detta di Ahmadinejad viene portato avanti per esigenze energetiche, ma che per la controparte potrebbe avere esiti disastrosi e potrebbe portare alla creazione della bomba atomica.

Un gruppo di manifestanti ha preso letteralmente d'assalto l'ambasciata inglese, ma perchè proprio questa e non quella americana? Bè, la risposta è semplice.

La sede diplomatica inglese è per gli iraniani il simbolo dell'oppressione e dell'ingerenza occidentale verso Teheran. Basti pensare al colpo di Stato architettato proprio a Londra nel 1953 per estromettere il premier nazionalista Mossadeq, colpevole di aver "osato" nazionalizzare il petrolio -ancora lui, il petrolio, chissà perchè- a quel tempo largamente sfruttato proprio dagli inglesi.


Un gruppo di fanatici, di radicali islamici, di fedeli del leader iraniano (autonomi o astutamente pilotati?) ha "invaso" l'ambasciata inglese, ha persino preso 6 ostaggi, poi rilasciati, causando l'intervento delle forze dell'ordine che hanno arrestato i tanto rumorosi manifestanti. E l'Inghilterra ha ritirato il suo corpo diplomatico di stanza a Teheran, segno dell'inizio di una grave crisi diplomatica che avrà conseguenze mondiali.
La fazione moderata iraniana sicuramente risentirà di questa azione, e a trarne i maggiori vantaggi sarà sicuramente la fazione più estremista che non vede l'ora di mettersi all'opera. 
E l'Iran? L'Iran si isolerà sempre di più, e non solo a causa dell'inasprimento delle sanzioni ma anche a causa della crisi (e dell'ormai vicina guerra civile) che sta colpendo la Siria, il suo principale alleato. Ma nonostante ciò, un coro unanime si alza all'esterno dell'ambasciata: "Death to America, death to Israel".
Non ci resta che ben sperare in una rapida soluzione (?) di questa  crisi diplomatica, sopratutto per noi Europei che saremmo i primi a risentirne le conseguenze.


Un saluto, Vì.

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