Saturday, November 26, 2011

Riusciranno Montalbano, Fazio e Fiorello a persuaderci a pagare il canone Rai?

Da un'inchiesta del “Fatto Quotidiano” risulta che il canone Rai è la tassa più evasa d'Italia. Può questo dato, da solo, dare una giustificazione alla picchiata della qualità delle trasmissioni della TV di Stato?
Certo che no.
Partiamo dalle basi e cerchiamo di analizzare la cosa dal punto di vista di un cittadino normalmente ligio, che chiameremo Ciro.
Ciro, per aver diritto alla visione delle trasmissioni televisive, paga la suddetta tassa di possesso del televisore, vale a dire appunto il canone Rai.
Se a un certo punto noterà un progressivo abbassarsi della qualità dei programmi nei palinsesti, comincerà di sicuro a domandarsi quanto valga ancora la pena di spendere 100 euro annuali circa per avere poi un prodotto che non lo soddisfa.
La colpa è degli evasori? Sì, ma non solo. Anche di chi riscuote e della mancanza di un organismo di controllo che prevenga l'evasione della suddetta tassa.
O forse il suddetto organo esiste, ma non trova nulla da ribattere all'evasore se il suddetto giura e spergiura di guardare solo Mediaset?
Allora è colpa del Parlamento, che non legifera a favore del pagamento del canone Rai? Beh, finché aleggerà un certo fattore B. portatore di quel morbo maligno che è il conflitto d'interessi, sarà un'impresa epica cavare una legge equa dai nostri partiti.
E a proposito dei partiti, che si prendono l'incombenza di vigilare sulla Rai – con i risultati che ne conseguono, visti gli abbandoni ( leggi “cacciati a pedate” ) di Santoro e della Dandini, che pur erano portatori di sostanziosi proventi pubblicitari nelle casse della TV di Stato –, non sarebbe il caso che siano i primi a lasciare il palazzo di viale Mazzini?
D'accordo che ora la Rai è una società per azioni che appartiene per il 99,56% al Ministero dell'Economia e delle Finanze, ma la si può gestire benissimo senza che i programmi di satira siano censurati ( “Satiricon” e “Raiot” sono solo due esempi a caso ), senza che i programmi politici quali Ballarò e Annozero vengano snaturati con pretese assurde ( mai esistito che in un'intervista si dovesse avere un contraddittorio, o che che se alla domanda del giornalista di turno il politico rispondesse con una menzogna, il giornalista non possa sbugiardarlo ) e senza che le Fiction siano infiltrate di attricette da poco passate per altri tipi di provini ( per farvene un'idea leggete “Papi – Uno scandalo politico” di Travaglio, Gomez e Lillo ). E senza organizzare trasmissioni che nessuno guarda e pagare i loro ideatori profumatamente ( vedi la trasmissione di Sgarbi, cestinata dopo una puntata eppur pagata per tutte e 8 le puntate previste, o ancora della striscia quotidiana di Giuliano Ferrara, in perenne picchiata d'ascolti ).
Una società deve avere una struttura piramidale con vertice verso l'alto: in alto il presidente e i suoi sottoposti e man mano scendendo verso la base troviamo produttori, sceneggiatori, attori fino agli impiegati e i manovali dell'azienda. Ma a quanto pare chi ci governa ha pensato di capovolgere la piramide, di modo che in alto avessimo un sacco di dirigenti e burocrati inutili per supervisionare progetti su cui non hanno nessuna competenza, e per stipendiarli attingono ai proventi delle trasmissioni che loro stessi hanno contribuito a censurare.
Poco ormai è rimasto a Mamma Rai, deve accontentarsi di Fazio con “Che tempo che fa”, sperare nella prolifica penna del maestro Andrea Camilleri per sceneggiare altri episodi del “Commissario Montalbano” e occasionalmente concedersi il grande botto con un Fiorello sempre più mattatore. Neanche Massimo Ranieri e le versioni risciacquate in Arno delle commedie di Eduardo riescono a racimolare uno share degno di questo nome ( “Questi fantasmi!” ha totalizzato un modesto 15%, e lo spacciano per grande successo ).
Allora, vogliamo fornire un prodotto tale che il canone diventi una tassa di cui il cittadino debba sentirsi in dovere di pagare?! Bene, le cose da fare son parecchie, e bisogna pur darsi una mossa. Un mese fa si parlava di un forte rischio per le tredicesime degli impiegati di viale Mazzini. Tanto più che Santoro, emigrato sul web e trasmesso in tutta Italia da emittenti regionali, continua a mietere il successo che aveva nella TV generalista. Quindi attenta Rai: Ciro potrebbe rendersi conto che poi, dichiarare di vedere solo Mediaset, non è poi una cattiva idea.


Articolo Scritto da Giuseppe De Stefano

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