Per anni hanno cercato di illuderci che la globalizzazione sarebbe potuta essere un gioco a somma positiva per tutti. La crisi delle relazioni globali e il lungo ciclo del debito svelano che non è così.
Per le vecchie potenze la ripresa è lentissima, c'è chi parla di nuova recessione, il debito accumulato pesa sempre di più e la speculazione dell'economia di carta infuria. In questa bufera è in atto uno scontro tra modelli.
L'area anglosassone sta virando verso un liberismo temperato: ci vuole un po' di più di Stato. Questo si traduce nel tentativo di dopare la stentata ripresa con ingenti iniezioni di liquidità. C'è addirittura chi esagera; il premio Nobel per l'economia Paul Krugman ha lanciato per l'America, dalle colonne del "New York Times", l'idea di un keynesismo armato: "La spesa è spesa: la spesa pubblica è buona se non migliore della spesa privata, la spesa in bombe è buona quanto la spesa in giardini pubblici". Non è ancora la linea dominante dell'imperialismo a stelle e strisce, ma mostra come la borghesia sia disposta a tutto per preservare i suoi interessi.
(Paul Krugman)
L'Europa ricerca nel rigore fiscale del modello tedesco la sua soluzione alla pressione del fardello del debito. Con la politica del "passo dopo passo" il direttorio informale (asse franco-tedesco, BCE) sta facendo fare consistenti passi in avanti all'Unione Europea su un'ulteriore centralizzazione delle politiche fiscali. Dopo Grecia, Portogallo, Irlanda, Spagna e Italia la speculazione comincia a spostarsi verso la Francia, ciò fa pensare che procederanno verso un'ulteriore cessione di sovranità nazionale.
Le potenze emergenti non sembrano risentire della crisi internazionale, anche per il 2012 le previsioni di crescita sono più che sostenute. Il baricentro dell'economia mondiale sempre più si sta spostando verso il Pacifico. Nuovi briganti si stanno sedendo alla tavola della spartizione imperialista, alcuni sono già emersi. La voce della Cina comincia ad essere più assertiva nella contesa tra le potenze facendo pesare la sua accresciuta stazza economica ed è estremamente determinata a preservare quella che considera la sua diretta sfera d'influenza dalle ingerenze altrui: le reazioni di Pechino di fronte al rilancio della linea strategia USA per il Pacifico lo testimoniano.
Ad aggravare lo scenario internazionale c'è il rinfocolarsi degli incendi del Nord Africa e del Medioriente. I 41 morti durante le manifestazioni al Cairo di questi giorni non sono un buon viatico per quella che dovrebbe essere una transizione ordinata verso la democrazia. In Siria settori dell'esercito stanno passando dalla parte degli insorti, siamo sull'orlo di una guerra civile.
Cosa ci aspetta ancora? Staremo a vedere.
Un saluto, Vì.
Wednesday, November 30, 2011
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