Marcel Marx (Andrè Wilms) è un ex scrittore, un bohémien sessantenne che ha abbandonato ogni velleità letteraria e ogni agio parigino per rifugiarsi nella città portuale di Le Havre, in Normandia.
La routine dell'uomo, però, è sconvolta da due eventi che piombano nella sua vita come un'innondazione e spazzano via la sua serenità. La sua amata Arletty viene ricoverata per una grave malattia che da troppo tempo gli aveva celato e, lo stesso giorno, compare Idrissa (Blondin Miguel), un ragazzino scappato da un container di clandestini proveniente dall'Africa Nera.
Come spesso accade concentrarci sui problemi degli altri ci aiuta a non pensare ai nostri e... per Marcel è lo stesso. Da bambino attempato si trasforma in eroe di periferia, pronto a sfondare lo spesso muro dell'indifferenza armato soltanto del suo innato ottimismo.
Riuscirà a mandare avanti la casa seppur privato della sua Arletty, a proteggere il suo piccolo rifugiato dai poliziotti e dal suo vicino fascista, a coinvolgere il suo quartiere nella solidarietà e finalmente ad organizzare un concerto rock per donare ad Idrissa i soldi necessari per raggiungere a Londra la sua mamma.
Per molti era un opera da Palma d’Oro, ma “Le Havre” di Aki Kaurismäki - divenuto in Italia “Miracolo a Le Havre ”- alla fine è uscito a mani vuote dall’ultimo Festival di Cannes. O meglio, senza Palma d'Oro, ma con il Premio della Fédération International de la Press Cinématographique, FIPRESCI, come Miglior Film in Concorso. Non solo, propone il suo 'Miracolo a Le Havre' al Torino Film Festival ed è subito Premio alla Carriera.
Il film è stato prodotto dalla compagnia finlandese di Kaurismaki, la Sputnik, insieme co-produttori internazionali in Francia e in Germania. Sarà sui nostri schermi domani, Venerdì 25 novembre 2011.
Aki Kaurismaki è stato uno dei registi simbolo per tutti quei giovani cinefili che negli anni '90 frequentavano le sale art house. Rispetto al tema dell'emigrazione ci racconta...
“Non accade spesso che il cinema europeo affronti il tema della sempre più grave crisi economica, politica e soprattutto morale che ha portato alla questione irrisolta dei profughi: persone che arrivano dopo mille difficoltà nell’Unione europea e subiscono un trattamento irregolare e spesso inadeguato. Non ho soluzioni da proporre, ma ho voluto in qualche modo affrontare la questione, anche se in un film che ha poco di realistico”.
Già... poco di realistico... Davvero? Agli occhi di Cannes... che ha visto questo film come una pura favola sull'immigrazione dove la solidarietà si può vedere soltanto al cinema e non nella vita.
Fortunatamente non è così. La realtà di queste nostre città è piena di gente dal cuore d'oro, soltanto non fa notizia, anzi spesso questi protagonisti lavorano così vicini al rischio da doversi nascondere per evitar di finire dietro le sbarre.
Contrariamente alle impressioni di Cannes, abbiamo l'entusiasmo dai giornalisti e dal pubblico che per una volta hanno un'opinione condivisa: un miracolo.
Sì, miracolo è proprio la parola giusta da usare anche per commentare questo capolavoro: equilibrio tra intenzioni e realizzazioni, tra semplicità e raffinatezza, poesia tra dialoghi e recitazione. Una commedia chapliniana nei temi come nelle modalità di narrazione.
A livello di fotografia, l'espressività di Timo Salminen e il senso artistico di Kaurismäki trasformano le scene in qualcosa di fiabesco, onirico e surreale, anche quelle che descrivono i luoghi più degradati. Tra le tante tinte pastello, altrettanti sono i richiami alla storia del cinema francese, dove ogni elemento decontestualizza temporalmente il racconto regalandoci uno spazio di respiro tutto nostro, oltrepassando con minimalismo estetico ogni barriera temporale e rendendo la narrazione un messaggio senza tempo.
La colonna sonora? Un'importante strumento di svolta narrativa e... assolutamente francese. Le Havre è una città imbevuta di Jazz e Rock. Ecco quindi il folgorante Little Bob, al secolo Roberto Piazza: la risposta di periferia al mito parigino di Johnny Halliday.
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