Zapateroaddio. Tempo di tsunami politici in questi giorni per i governi del VecchioContinente.
A stretto giro di posta dell’abdicazione di Silvio Berlusconi afavore del “tecnico” Mario Monti e dell’avvicendamento greco tra Papandreou ePapademos, un’altra testa pesante cade sulle rive del Mediterraneo. Dopo duelegislature e quasi otto anni di presidenza al governo della Spagna, il popoloiberico sventola il fazzoletto a Josè Luis Zapatero e vira secco a destra. Mettendole redini di un paese minacciato da mesi da un debito pubblico alle stelle,nelle mani di Mariano Rajoy, candidato del Partito Popolare.
Una vittoriaschiacciante quella di Rajoy, che la dice lunga sul crollo verticale diconsenso subito in questi ultimi tempi da Zapatero, che ha dovuto incassare unacocente batosta. Nel misero 28.66% e 110 seggi collezionato dal partitosocialista, che candidava Alfredo Rubalcaba, c’è la sintesi numerica di unasconfitta senza appello. Dai contorni quasi umilianti, se messa a confronto coni 186 seggi su 350, in virtù del 44,55% dei voti, che rappresentano il migliorrisultato di sempre per la compagine popolare. la quale, come sottolinea El Pais, avrà il controllo assoluto del Parlamento.
Insomma, il messaggio lanciatodagli spagnoli, schiacciati da un tasso di disoccupazione che li relega afanalino di coda d’Europa e da una crisi economica al limite del fallimento, èstato chiaro: bisogna voltare pagine e in fretta. E le veementi manifestazioniandate in scena negli ultimi mesi permano degli indignados, sono lì a testimoniarlo.
A stretto giro di posta dell’abdicazione di Silvio Berlusconi afavore del “tecnico” Mario Monti e dell’avvicendamento greco tra Papandreou ePapademos, un’altra testa pesante cade sulle rive del Mediterraneo. Dopo duelegislature e quasi otto anni di presidenza al governo della Spagna, il popoloiberico sventola il fazzoletto a Josè Luis Zapatero e vira secco a destra. Mettendole redini di un paese minacciato da mesi da un debito pubblico alle stelle,nelle mani di Mariano Rajoy, candidato del Partito Popolare.
Una vittoriaschiacciante quella di Rajoy, che la dice lunga sul crollo verticale diconsenso subito in questi ultimi tempi da Zapatero, che ha dovuto incassare unacocente batosta. Nel misero 28.66% e 110 seggi collezionato dal partitosocialista, che candidava Alfredo Rubalcaba, c’è la sintesi numerica di unasconfitta senza appello. Dai contorni quasi umilianti, se messa a confronto coni 186 seggi su 350, in virtù del 44,55% dei voti, che rappresentano il migliorrisultato di sempre per la compagine popolare. la quale, come sottolinea El Pais, avrà il controllo assoluto del Parlamento.
Insomma, il messaggio lanciatodagli spagnoli, schiacciati da un tasso di disoccupazione che li relega afanalino di coda d’Europa e da una crisi economica al limite del fallimento, èstato chiaro: bisogna voltare pagine e in fretta. E le veementi manifestazioniandate in scena negli ultimi mesi permano degli indignados, sono lì a testimoniarlo.
E, dietro isuoi modi misurati, Rajoy dimostra di averlo già recepito, annunciando senzapaura una necessaria politica di austerità. Pensioni a parte, tutto il restodelle voci di spesa statale si accinge a subire dei tagli, che dovranno andarea braccetto con ampie riforme strutturali.
Lo spettro,che ha già fatto visita a Grecia e Portogallo, si chiama salvataggio internazionale.
Destino da cui Rajoy, che sarà nuovo premier formalmente solo attorno al 20dicembre, è chiamato a sottrarre la sua Spagna.
Destino da cui Rajoy, che sarà nuovo premier formalmente solo attorno al 20dicembre, è chiamato a sottrarre la sua Spagna.
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