Thursday, December 8, 2011

Michele Zagaria: i dettagli sull'arresto

7 dicembre 2011: Napoli al centro del mondo non solo per il calcio. Nella giornata di ieri, alle 12:20, si è chiusa la morsa attorno al superlatitante Michele Zagaria, boss del clan camorristico dei Casalesi.

Zagaria, era ricercato per associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidio, estorsione e rapina, era che considerato in tutto il mondo il “re del cemento”, avendo le mani in pasta in Lombardia, Marche, Toscana ed Emilia-Romagna. Si nascondeva a Casapesenna, in provincia di Caserta, dove Polizia e Carabinieri coordinati da Federico Cafiero della DDA l'hanno costretto alla resa con uno stratagemma gordiano: tagliandogli l'elettricità.

Guido Longo, questore di Caserta, racconta di come il bunker di Michele Zagaria fosse di molto meno artigianale di quello di Francesco Schiavone, anch'egli arrestato tempo addietro: “La camera scorreva e andava ad una profondità di sei metri grazie a un sistema di cilindri idraulici.” Quindi, la camera spariva a comando, e una volta raggiunto il piano inferiore il boss sarebbe potuto scappare attraverso un sistema di cunicoli e quindi rifugiarsi presso abitazioni amiche. Alle forze dell'ordine è bastato intervenire subito dopo aver interrotto la corrente. Zagaria, rimasto imprigionato sottoterra, al buio e senza sistema d'aerazione, a quel punto, s'è riconosciuto sconfitto. Le sue prime parole, all'atto dell'arresto, o per meglio dire, all'atto della trivella – datosi appunto che per raggiungerlo si è demolito una spessa lastra di cemento, fin quando la parete della stanza non è stata perforata – sono state: “Fermatevi! Non sono armato! Avete vinto. Ha vinto lo Stato.” La sua unica richiesta, quella di avere dieci minuti per farsi una doccia e vestirsi. Dopodiché si sarebbe consegnato alle forze dell'ordine – sarebbe stato il super poliziotto Pisani a mettergli le manette – e si è rivolto per un saluto al coordinatore dell'arresto: “Dottor Cafiero, buongiorno”.

Nel suo bunker sono state trovate foto di famiglia, monitor per la videosorveglianza, poster della formula uno, un computer e un Ipad ( subito posti sotto sequestro ). Senza contare poi il libro di Roberto Saviano, Gomorra.

Michele Zagaria è stato trasferito nel carcere di Novara dove è sorvegliato a vista ventiquattro ore su ventiquattro. Ha da scontare diversi ergastoli, non ultimo quello inflittogli nel processo d'appello per il maxiprocesso Spartacus nel giugno 2008. Di lui si è detto che è stato trovato dimagrito, invecchiato e al momento dell'arresto ha avuto un'aria come risollevata. Ora l'impegno delle forze dell'ordine sarà quello di impedire che altri affiliati ambiscano al trono lasciato vacante dal boss dei Casalesi. Della giornata però resta la soddisfazione per il successo nell'impresa e la battuta di Giovandomenico Lepore, procuratore di Napoli. La lui le forze dell'ordine avevano promesso la riuscita dell'impresa entro la data del suo pensionamento. A due giorni dalla data, Lepore era partito per il ponte alla volta di Milano, dove avrebbe assistito alla prima del Don Giovanni. Alla notizia ha preso subito un aereo per rientrare e si è presentato in sala stampa sorridente: “...ero a Milano per vedere il Don Giovanni, ho preso l'aereo e mi son venuto a vedere il don Michè!”

Per concludere, una presunta analogia: nel 2006, quando a vincere le elezioni fu la coalizione di Prodi, immediatamente venne arrestato il boss di Cosa Nostra Provenzano. Oggi, all'indomani del governo Tecnico Monti, viene arrestato il boss dei Casalesi. Pura coincidenza?

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