Wednesday, December 7, 2011
Ricerca lavoro via Internet
Mezzo di consultazione rapida per grosse quantità di dati, il web permette di scremare le offerte di lavoro per arrivare agli annunci più adatti alle proprie esigenze.
Numerosi sono i siti che si occupano di questo argomento; è possibile, attraverso di essi, selezionare i “criteri” di ricerca” per catalogare gli annunci lavorativi in base alla zona (regione, provincia, città), al settore (commercio, manifatturiero, ecc.), all’area (amministrazione, produzione, ecc.), alla tipologia di contratto (determinato, indeterminato, part-time, full-time) oltre che alla mansione desiderata (impiegati, cuochi, operai, ecc.).
Solitamente i Siti dedicati all’incontro tra domanda ed offerta lavorativa sono ad iscrizione gratuita e si possono dividere in quattro tipologie:
- Siti di agenzie interinali: sono le stesse società di prestazione di lavoro temporanea che si affacciano sul Web inserendo le loro offerte;
- Siti dei Centri per l’impiego: a carattere regionale, hanno sostituito gli uffici di collocamento dopo l’entrata in vigore della Legge Bassanini del ’97. Sono presenti nei capoluoghi di provincia con uffici territoriali e con Siti istituzionali, dove vengono pubblicate le offerte lavorative regionali con scadenza settimanale;
- Siti dedicati ad annunci generici (ad es. alla compravendita di auto, cellulari, arredamento, ecc.) dove è possibile trovare una sezione “lavoro” in cui l’utente pubblica gratuitamente un breve annuncio descrivendo la propria esperienza e la tipologia di lavoro cercata; ne sono un esempio bancarella.it e mercatino.it;
- Siti specifici come jobcrawler.it o miojob.it, che fungono da piattaforme di incontro virtuale tra domanda ed offerta lavorativa; in questi ultimi, l’utente è tenuto ad iscriversi ed a specificare nel dettaglio le esperienze professionali e gli studi effettuati.
Molte aziende ad oggi basano la loro ricerca di candidati quasi esclusivamente rivolgendosi ad Internet, valutando, così, le capacità dell’utente di utilizzare i mezzi informatici di base.
non paghino sempre i deboli, la riforma lavoro è la più difficile
Loro vogliono proteggere i più deboli e vogliono più equità sociale.
E auspica le elezioni ad aprile, dopo il referendum per cambiare la legge elettorale.
La riforma della previdenza è stata la parte più facile ha spiegato il ministro del Lavoro, Fornero; in una audizione alla Camera, quella più difficile sarà la riforma del mercato del lavoro.
E' il pezzo mancante e sorregge questo impianto, un mercato del lavoro più flessibile ha bisogno di ammortizzatori sociali.
Questo richiede risorse, e devono puntare sulla crescita.
Quanto alle pensioni la riforma è stata drastica ma avrà un respiro di lungo termine.
Il contributo è sempre sostenibile anche se servono piccoli aggiustamenti.
Loro sono pronti a modificare la norma che blocca l'indicizzazione delle pensioni se ci sarà una proposta con copertura.
Basta aiuti agli evasori fiscali e a produttori di armi, invece di colpire i pensionati e i lavoratori, si devono colpire chi ha fatto il furbo non pagando, evadendo alle spese che ogni italiano leale paga.
L'evasione ammonta a 120 miliardi di euro all'anno a causa loro.
Tuesday, December 6, 2011
Italia, fra ricchi e poveri un abisso

Pare, infatti, che in tempi di crisi, i romantici matrimoni “d’amore” perdano terreno e lasciano spazio a nozze più “convenienti”. Ci si guarda intorno e si sceglie un partner che abbia un reddito (se non più alto), almeno simile al nostro. Così accade che i professori sposano i professori, i medici convolano a nozze con altri medici e così via. In breve, ricchi e benestanti cercano sempre più loro pari, riducendo, di fatto, la mobilità sociale del matrimonio che diventa uno strumento di polarizzazione del reddito. Va da sé, che questo contribuisce, e non poco, all’incremento del divario fra ricchi e poveri.
Dal rapporto su crisi e disuguaglianze economiche scopriamo che negli ultimi decenni il divario dei redditi è cresciuto a dismisura al punto che l’Italia, tra i trentaquattro Paesi aderenti all'Organizzazione, occupa l'ottavo per il divario dei redditi tra le persone in età lavorativa. E come se ciò non bastasse, si trova addirittura al quinto per l'allargamento del gap tra la metà degli anni 80 fino alla fine del 2000 circa. In parole più semplici, nella nostra Penisola lo stipendio medio del 10% più ricco è circa dieci volte superiore a quello del 10% più povero (49.300 euro contro 4.877). Inoltre, la quota di reddito nazionale complessivo detenuta dall'1% più ricco è passata dal 7 al 10% negli ultimi venti anni.
Sono aumentati i redditi da lavoro autonomo e diminuiti quelli da lavoro dipendente. Ma di questo ci eravamo accorti anche senza essere eruditi dall’Ocse che motiva tale disparità con l’aumento della differenza tra le ore di lavoro dei dipendenti meglio e peggio retribuiti. Infatti, spiega l’organizzazione, dalla metà degli anni ‘80 il numero annuale di ore di lavoro dei lavoratori dipendenti meno pagati è diminuito, passando da 1580 a 1440 ore; anche quello dei lavoratori meglio pagati è diminuito, ma in minor misura, passando da 2170 a 2080 ore.
Insomma, senza tirarla troppo per le lunghe, di là dei numeri e dati statistici, una cosa risulta essere molto chiara: i ricchi, crisi o non crisi, diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più disperati. Questo è l’unico vero dato inconfutabile, se non altro perché lo sperimentiamo ogni giorno sulla nostra pelle.
Monday, December 5, 2011
La manovra, misure tempestive e ambiziose, no all'aumento Irpef
Questo è il primo commento di Olly Rehn, commissario Ue per gli affari economici e monetari, alla manovra varata dal governo Monti.
Secondo Rehn, dopo la manovra appena varata dal governo italiano è cruciale mantenere lo slancio per le riforme economiche e il rinnovamento politico al fine di prendere ulteriori decisioni che possano portare più crescite e più posti di lavoro.
Se confermano il "no" all'aumento dell'Irpef vuol dire che è passata l'impostazione, detta da Alfano, per non colpire i soliti noti.
Di questo è contento, domani leggere con attenzione tutto il testo, ha scritto il leader del PdL, Alfano sulla pagina di Facebook, commentando la Manovra del governo.
Alcune valutazioni sono di merito di una manovra che è di lacrime e sangue a seguito di una drammatica situazione internazionale.
Da un lato è significativo che sia saltato ogni provvedimento sull'Irpef, mentre dall'altro lato gli aspetti più duri riguardano la casa e le pensioni.
Lo afferma Cicchito, capogruppo PdL alla Camera.
La parola equità deve assumere forma e non rimanere soltanto una parola nuova da dire ogni tanto al vento.
Pensioni, flessibilità per l'uscita dal lavoro
Lo avrebbe detto il ministro del Welfare, Fornero.
Confermata l'estensione del metodo contributivo a tutti.
Fascia di flessibilità per l'uscita dal lavoro con assegni più bassi per chi esce prima.
Pensioni di anzianità a qualsiasi età a 42 anni di contributi per gli uomini e a 41 anni di contributi per le donne.
Per le donne, pensione di vecchiaia nel 2018 a 66 anni, età prevista da subito per gli uomini.
Per le donne, fascia di flessibilità di uscita tra i 63 e i 70 anni dal 2012, tra i 65 anni e i 70 anni per gli uomini, con penalizzazioni e incentivi.
Stop all'adeguamento all'inflazione, e sono salve le minime.
Secondo la Uil, l'estensione del contributo per tutti, con l'aumento dell'età della pensione, produce disuguaglianza e per le donne il danno è maggiore.
Preoccupazioni della Uil per lo stop alla rivalutazione delle pensioni, il calo del potere d'acquisto e il rischio che cresca la disoccupazione.
Il governo deve mettere mano ai costi della politica.
Se le misure annunciate sul sistema previdenziale non saranno modificate, l'operazione non potrà essere ascrivibile all'equità, corrisponde solo in parte ai tre obbiettivi di" rigore, equità e sviluppo".
Sunday, December 4, 2011
Le scelte del governo Monti saranno contrastate, sono professori o malfattori?
Precisando di aver letto soltanto indiscrezioni, e domani valuteranno, sono pronti a sostenere scelte giuste, ma altrettanto determinati a contrastare ciò che riterranno sbagliate.
Si appella a Mario Monti, dicendo di non rovinare la festa che pensano di poter continuare a fare perchè l'altro governo è uscito.
Sulle anticipazioni sulle modifiche alle pensioni nota che la risposta non sta nel fare cassa.
Infine una proposta, l'articolo 19 dello Statuto dei lavoratori va preso con attenzione, altrimenti c'è il rischio che diventi regola per i sindacati di comodo.
"Vedremo se il governo dei professori sarà meglio dei malfattori", lo ha detto Di Pietro, leader dell'IdV.
In un paese civile, quando si devono fare sacrifici, si devono chiedere soprattutto a coloro che non li hanno mai fatti e a quelli che possono fare di più, ha aggiunto Di Pietro.
Ma se si dovesse preferire la scorciatoia di sempre, con l'aumento delle tasse per tutti, non c'era bisogno di un governo Monti, lo sapeva fare pure Berlusconi.
Di Pietro non partecipa agli incontri a Palazzo Chigi oggi con il premier Mario Monti.
E di pietro ha ragione da vendere.
Friday, December 2, 2011
Provvedimenti utili al paese e se Monti non vi piace? non fa niente.
Alfano ci andrà con grande apertura di spirito, perchè avendo votato la fiducia al governo non possono porre in dubbio la Manovra.
Una Manovra però precisa, non è insapore e incolore e vogliono sapere quale sarà il colore e il sapore.
Niente paletti ne trattative, Alfano aggiunge anche che confidono che il provvedimento possa essere utile al Paese e non creare problemi sociali.
Appoggiano Mario Monti non per vigliaccheria ma per convinzione, perchè a partire dalla riforma delle pensioni questo governo affronta questioni mai risolte, ne dalla destra ne dalla sinistra.
Così ha riferito il leader Udc Casini, convinto con ci sono alternative a Monti.
Saranno provvedimenti impopolari, gli faranno perdere dei voti?
Può darsi, ma non possono fare altrimenti, sostiene Casini, se vogliono aiutare l'Italia.
Sulle pensioni, se parlano di equità e rispetto dei più deboli bisogna riequilibrare il sistema in termini generazionali.
Il leader IdV Di Pietro ha detto che loro non sono contrari al ritocco delle pensioni, ma dipende da quale ritocco e da quali pensioni.
Quelle di anzianità, cioè di chi ha pagato 40 anni di contributi, non si toccano.
Un'altra cosa sono le doppie e triple pensioni, le pensioni che si cumulano, ecco perchè sull'Ici, sulle pensioni e sulla patrimoniale fanno delle distinzioni tra chi può e chi non può.
Bisogna colpire i grandi patrimoni, i capitali scudati invece dei lavoratori con un salario minimo.
Patrimoniale e pensioni, il governo non dà condizioni
Non si può condizionare il governo su posizioni di tutela degli interessi forti, perchè il Pd potrebbe andare nei guai.
Bersani avverte che si scherza col fuoco, è che è evidente che se sono misure che chiamano a uno sforzo collettivo, i patrimoni rilevanti, a cominciare da quelli immobiliari, non possono essere esentati.
Quanto alle pensioni, su alcuni punti il Pd e il centrodestra potrebbero essere d'accordo, su altri no.
Ma Bersani non vuole commentare indiscrezioni, il loro giudizio sarà sul tasso di equità, chi ha di più, deve dare di più.
Il governodeve sapere che 40 è un numero magico intoccabile, il segretario generale della Cgil, Camusso, commenta così le indiscrezioni secondo cui il governo starebbe vagliando l'ipotesi di innalzare le pensioni di anzianità a 42-43 anni di contribuzione a prescindere dall'età anagrafica.
Comunque, aggiunge Camusso, si rischia di continuare a commentare indiscrezioni, indicazioni.
Camusso crede che sa giunta l'ora che il governo chiami le parti e ponga il tema di quali scelte intende fare e di come intende discuterne.
Camusso lancia anche un allarme lavoro perchè teme che il 2012 si apra all'insegna della caduta verticale dell'occupazione.
Tuesday, November 29, 2011
Cerchi lavoro? Porta il tuo curriculum ad un'azienda di immigrati

Dobbiamo imparare a vivere insieme come fratelli
o periremo insieme come stolti.
Martin Luther King
Nuova tendenza che annienta i luoghi comuni: gli stranieri non ci portano via il lavoro, ce lo creano.
In base all' indagine del Consiglio nazionale dell'Economia e del Lavoro (Cnel) intitolata “Il profilo nazionale degli immigrati imprenditori in Italia” ecco l'identikit dello straniero tipo che fa impresa. E' un uomo giovane (40 anni), che ha più figli rispetto al collega italiano. Si è formato nel suo Paese con risultati abbastanza buoni poi, a causa delle cattive condizioni economiche, ci ha raggiunto in Italia. Questo all'incirca attorno ai 25 anni.
Per questi pionieri, i fattori di stimolo fondamentali, di quelli che fanno la differenza, sono il forte desiderio di riscatto sociale, la voglia di crescere e l'ambizione di indipendenza, al di là di quelli che possono essere gli introiti. In sostanza si sfida il passaparola e si vince grazie agli ottimi rapporti con clienti e fornitori anche italiani, si punta sulla reputazione legata alla qualità del prodotto.
Quindi un'azienda che vince, assume... e assume in prevalenza italiani perchè considera il rapporto con essi più importante rispetto a quello con i connazionali.
La media di assunzione da parte di immigrati è davvero altissima: un dipendente italiano ogni due imprese di immigrati attive. La percentuale più alta di aziende straniere nel nostro Paese, 27,16%, è proprio al Nord in provincia di Prato.
Ma perchè proprio in Italia?
Semplice. Rispetto al resto d'Europa, qui c'è una maggior diffusione della piccola e piccolissima impresa, ma c'è anche un deficit da parte delle imprese italiane che non possono più contare sul ricambio generazionale a causa della scarsa motivazione dei figli.
Quindi via all'integrazione che ci aiuta ad uscire dalla crisi, perchè una mano lava l'altra.
“Io ti faccio lavorare... in cambio tu mi dai il diritto di voto e la possibilità di usufruire della pensione se dovessi decidere di tornare a vivere nel mio Paese d' origine.” Uno scambio equo, insomma.
Il lavoro... che fonte di stress continua! Ecco consigli e cibi per “trasformare l'acqua in vino”

(Joseph Conrad)
Tutti lo vogliamo... tutti ne abbiamo bisogno... e poi tutti ci lamentiamo. Di cosa stiamo parlando? Del lavoro ovviamente.
Non esistono persone completamente appagate dal proprio impiego, inutile cercare la ricetta perfetta, il luogo più adatto a noi, perchè la verità si nasconde nell'essenza primordiale di ogni essere umano: la continua ricerca della perfezione assoluta cioè qualcosa che non esiste e mai sarà possibile.
Se da un lato, però, la soluzione sembra essere “chi si accontenta gode”... è anche vero che si puo' sempre stare meglio. Ma come?
In ogni azienda, che sia un ufficio, una fabbrica o un negozio, in sostanza, tutto ruota attorno ai livelli di stress di ognuno di noi. Perciò è questo il punto su cui bisogna focalizzarsi.
Già perchè tutto si può imparare, e molto più velocemente e facilmente se si ha a che fare con persone in grado di gestire in modo ottimale la tensione.
Ma... come fare se è proprio il lavoro ad originarla?
Eh già. Una recente statistica dice che siamo ben in 9 milioni in Italia a soffrirne: il 41% della popolazione, nell UE ben più di 40 milioni di lavoratori: insomma... una pandemia.
Le cause sono da individuarsi principalmente in fattori quali il precariato, la crisi, la paura di perdere il posto e i cattivi rapporti con capi o colleghi.
Lo stress si manifesta attraverso un disagio che può essere, a seconda delle persone, fisico o psicologico; infatti tutti possiamo stare male per lo stesso problema, ma la reazione è diversa per ognuno di noi. C'è addirittura chi, a causa dei problemi sul lavoro, si affida all'uso di sostanze stupefacenti per “tirare avanti”. Non solo, un recente sondaggio ci illustra come per i lavoratori precari ci sia un aumento del 50% del rischio di contrarre malattie cardiovascolari, questo in aggiunta ai disturbi gastrointestinali, agli stati depressivi e alle ansie generalizzate.
Niente paura. Ogni azienda con a capo persone intelligenti sa che la salvaguardia della salute del lavoratore è fondamentale, perchè lo stress diminuisce il rendimento.
Fondamentale però è anche un'autoanalisi psicologica attenta. Perciò ecco alcune linee guida:
individuare le cause del malessere
analizzarle con occhio critico
confrontatevi con il vostro manager
trovate un compromesso
Detto ciò, non abbattetevi: respingete i pensieri negativi e ricordatevi di condurre uno stile di vita sano.
Concedete alla vostra mente e al vostro corpo momenti di relax: è inutile ostinarsi nel tentare di produrre quando il vostro cervello non ne può più. Alzatevi e... prendete un caffè, oppure fate una passeggiata. Ricordate di cercare ogni tanto qualche nuovo stimolo, già perchè la routine è controproducente. Altra cosa fondamentale: non trascurate la vita sociale. Coltivare affetti, hobby, passioni al di là del lavoro rende la vita in azienda maggiormente appagante per tutti quanti e contribuisce alla crescita intellettiva di ognuno di noi.
Per concludere ricordiamoci che sì, il lavoro è importante, ma non ne facciamo una malattia che c'è sempre di peggio nella vita! Facciamo un profondo respiro e ...mangiamoci su. Ecco quindi i cibi giusti che combattono lo stress:
Pane integrale: per affrontare la giornata al massimo abbiamo bisogno dei carboidrati che ci donino energia, ma meglio se a rilascio lento come quelli presenti nel pane integrale e in generale nei cereali.
Banane e avocado: preziose fonti di potassio, un minerale utile per tenere la pressione sanguigna sotto controllo.
Arance: l’elevato contenuto di Vitamina C delle arance protegge e rinforza il sistema immunitario e tiene sotto controllo pressione del sangue e livelli di colesterolo.
Aglio: ha proprietà anti ipertensive.
Spinaci: una fonte naturale di magnesio per mantenere i nervi saldi e prevenire emicranie e mal di testa.
Castagne e noci: ricche di selenio contrastano la comparsa di sintomi depressivi e sono potenti antiossidanti.
Salmone: contiene, come il pesce in generale, gli acidi grassi polinsaturi omega-3, preziosissimi per la salute del cuore e dell’apparato cardiocircolatorio.
Olio d'oliva: l'ideale per la prevenzione delle malattie cardiovascolari. Va assunto già dalla prima colazione, inoltre, un uso costante e adeguato può portare a positivi cambiamenti nell’attività del sistema immunitario.
Buon appetito!
Brindisi si cercano naufragi immigrati, e in questi anni sono 18 mila i mori immigrati
I naufraghi, tutti uomini e molti minorenni, giungevano da Bangladesh, Afghanistan, Iran e Iraq.
Sono tre i morti e 43 i superstiti, una trentina sarebbero i dispersi che potrebbero però essersi salvati e fuggiti a piedi.
Due dei sopravvissuti sono ricoverati in ospedale per fratture varie.
Tutti gli altri sono ospiti nel centro di accoglienza di Restinco (Br), ricercati gli scafisti.
Dal 2008 il Mediterraneo ha inghiottito almeno 18.000 migranti, essere umani che fuggivano da guerre, fame e povertà con l'unica colpa di aspirare a un futuro, per sè e per le proprie famiglie.
E' la stima dell'Arci, che dopo l'ennesimo dramma sulle coste della Puglia, chiede un nuovo decreto flussi che consenta di entrare legalmente nel nostro paese.
Non è vero che il mercato è saturo, sono gli stessi imprenditori a chiedere manodopera straniera, e per alcune particolari professioni le richieste continuano, serve la volontà politica.
Lo ha dichiarato il responsabile Arci, Miraglia.
Il problema che gli imprenditori cercano lavoratori stranieri perchè costano poco, e lasciano a casa e senza un lavoro gli stessi italiani.
E questo non è giusto!
Friday, November 25, 2011
Il Benessere Aziendale: quattro dritte per trasformare un' utopia in realtà

Febbraio 2008: Il presidente Nicolas Sarkozy chiese a due economisti vincitori del premio Nobel, Joseph E. Stiglitz e Amartha Sen, non solo di individuare i limiti del prodotto interno lordo (PIL) come indicatore di crescita economica e sociale... ma anche di indicare nuovi parametri che comprendessero felicità e benessere.
Mai come di questi tempi il mondo del lavoro si dimostra complicato, pericoloso e competitivo: la necessità di raggiungere gli obiettivi in breve tempo e con le minime risorse economiche sembra l'unica via da seguire. Ma la qualità? Vale ancora la pena investire sulla crescita delle Risorse umane, e far in modo che non siano proprio queste ultime ad abbandonare l'azienda nel momento del bisogno?
Che dire... oggi tutti noi dobbiamo affrontare innumerevoli sfide, ma non solo con noi stessi: non basta la fatidica frase “io faccio bene il mio lavoro e mi faccio gli affari miei” per sopravvivere in azienda. Già perchè ci vuole molto di più. I momenti di tensione sono inevitabili e fare la differenza significa non solo riuscire a mantenere uno stato di calma, lucidità e lungimiranza in ogni tipo di situazione ma anche avere la capacità di sapersi armoniosamente destreggiare con la psiche di ogni collaboratore.
Investire sul benessere per le imprese non è un'idea così assurda. A livello economico, ci sono addirittura delle norme che regolano le agevolazioni.
Ad esempio, se si decide di fornire ai dipendenti buoni pasto o borse di studio per i figli, il valore del finanziamento è netto. Non viene tassato. Cosa che invece avverrebbe con un semplice aumento di stipendio in busta paga.
Sul piano accademico, a sostenere la causa troviamo Jonathan Haidt, professore di psicologia all’università di Virginia, nel suo “The Happiness Hypothesis” 2006 e Arnold Bakker dell’Università di Rotterdam, in particolar modo quest'ultimo ha sottolineato come stati d’animo positivi e contagiosi tra colleghi aiutino a srotolare l'ardua matassa delle questioni delicate in modo decisamente più efficace. Da una recente indagine della camera di commercio dei Monza e Brianza, inoltre, emerge che il 58% delle imprese dichiara di aver intrapreso al suo interno politiche di conciliazione. Le colonne portanti su cui queste si fondano sono:
- la definizione di obiettivi chiari
- l'ascolto delle necessità dei dipendenti che devono anche essere coinvolti
- la comunicazione e la rendicontazione degli interventi
E quindi da imprenditori... come possiamo aumentare il benessere dei nostri “figli aziendali” e tradurre ciò in produttività, competitività e redditività aziendale?
Non basta selezionare collaboratori capaci e metterli nella stessa stanza a produrre? Eh no... è fondamentale avere un'occhio critico, imparziale. Saper analizzare le dinamiche sia dei singoli coinvolti, sia del gruppo nel suo insieme. Ben distribuire i ruoli in azienda, valutare bene a chi affidare quello di leadership, perchè molto spesso una cattiva gestione del gruppo impedisce di superare sfide importanti.
E poi... si lavora con cura sul team, costantemente, tenendo in considerazione tutte le sfumature emotive, di tutti quanti, ponendo massima attenzione all'elemento “fiducia”... che sicuramente non verrà a mancare se si condividono le strategie, i valori e i punti di vista.